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I podcast strumento per la formazione

I podcast sono un sistema di fruizione di dati audio che si stanno diffondendo in modo sempre più forte anche nel nostro Paese.

Il termine podcast nasce dall’unione di due parole inglesi: PODcontenitore” e CASTdiffusione/trasmissione“. Le due parole derivano dalla tecnologia di riferimento che per decenni ha detenuto il monopolio di questo strumento.
I podcast iniziano a diffondersi dagli anni ’90, in USA, grazie alla diffusione della rete internet e dei primi MP3 portatili. All’inizio si potevano riascoltare programmi radiofonici e poi, con il passare del tempo, si sono andate ad integrare anche altre tipologie di contenuti. Nel 2000 il podcast esce dai confini degli USA e si diffonde in tutto il mondo. Si passa, quindi, da un fenomeno tecnologico a un fenomeno culturale, poiché permette a chiunque di creare contenuti di valore e renderli disponibili a un numero illimitato di utenti.

Secondo la ricerca IPSOS 2021 ci sono circa 9.3 milioni di ascoltatori mensili di podcast in Italia. Quando si pensa al pubblico che ascolta i podcast pensiamo quasi esclusivamente ad un pubblico giovane (44% di under 35), ma nell’ultimo anno il target di riferimento si è allargato ai laureati (27%) e professionisti (13%).

Le piattaforme più conosciute, all’interno delle quali è possibile fruire trasmissioni podcast sono: Spreaker, Spotify, Apple Podcast, Soundcloud e Anchor.

Ascoltare un podcast non è solo un forma di intrattenimento, la loro funzione è quella di ispirare, informare e al tempo stesso educare e approfondire le proprie conoscenze. Formarsi, si sa è una risorsa fondamentale per ogni professionista o azienda che voglia essere competitiva nel proprio settore. Questo è possibile farlo in aula, oppure in streaming, ma recentemente sono stati introdotti, nella formazione a distanza, anche i podcast. Il vantaggio principale e sicuramente il suo punto di forza è la possibilità dell’ascolto “on demand“. è possibile ascolta i podcast tramite smartphone, pc, in qualsiasi momento, mentre si è in auto, oppure durante il tempo libero, “every time & every where“.

Nel 2020, in piena pandemia, anche noi di Inside Factory abbiamo colto al volo questa nuova modalità di formazione creando INSIDE PODCASTING, il canale podcast con contenuti che legati al mondo digitale, alla tecnologia, alla scienza, alla crescita personale e professionale. Perché abbiamo scelto di aprire un canale podcast? Volevamo offrire un servizio di formazione accessibile a tutti, in modo semplice, con contenuti di valore, che potessero creare un sentimento di emotività e affezione nell’utente che li ascolta.

Ecco cosa puoi trovare sui nostri canali podcast di Spreaker e Spotify:

BUSINESS ELEVATION PROGRAM
Un percorso di formazione professionale che spazia diversi temi: dal Time Management alle Tecniche di Vendita, dal Public Speaking alla Comunicazione Efficace. Un programma di formazione trasversale indirizzato per aziende e professionisti di ogni settore!

DIGITAL TIPS
Suggerimenti, spunti e idee per professionisti digitali. Attraverso la voce di esperti del settore verranno affrontate tematiche come la Growth Hacking, le migliori strategie dei Social Media Marketing, come avere un profilo LinkedIn efficace. Pochi minuti per entrare nel processo digitale e guidarlo!

CONSAPEVOL.MENTE
Un percorso di formazione introspettiva, ma anche un’occasione per fermarsi a riflettere sui temi e valori fondanti per la propria crescita personale, professionale e di valore.

VISIONARY MINDS
Un ciclo di incontri formativi volti a dare risalto a tutte quelle figure che hanno innovato la tecnologia, cambiando per sempre la nostra storia.

Speriamo che i contenuti caricati, come i prossimi che andremo a caricare, siano per voi fonte di ispirazione e crescita. Noi ci impegneremo affinché continuino ad essere contenuti di valore, utili per la tua formazione professionale e personale.

Buon ascolto!

social selling

Il profilo Linkedin tra Personal Branding e Social Selling

Siamo giunti all’ultimo appuntamento di Digital Inside la formazione digitale gratuita per aziende e professionisti.  L’ultimo appuntamento quindi dopo sei webinar con altrettanti professionisti, specialisti, esperti della loro materia che ci hanno raccontato i diversi aspetti e le opportunità del digitale. Brand Perception con Deda Fiorini, Social Media Marketing e Luca La Mesa, Risorse Umane con Osvaldo Danzi, Growth Hacking e Raffaele Gaito, Cloud con Massimo Canducci e Digital Pr insieme a Francesca Anzalone. Cosa manca? Sicuramente parlare di un social professionale fondamentale per due aspetti principali: il Personal Branding  e il Social Selling. Per parlarne abbiamo invitato Maria Letizia Russo, Consulente e Trainer Linkedin per professionisti, manager, sales ed HR. Appuntamento quindi venerdì 23 ottobre alle 14:30 sulla nostra piattaforma Webinar. Iscrizione obbligatoria gratuita al link: https://bit.ly/35gFCm0

Maria Letizia una domanda forse banale ma significativa. Perché è così importante oggi LinkedIn?

LinkedIn è uno strumento on line gratuito che consente a tutti, a chi non ha un sito internet perché è un professionista o un manager, di crearsi un’Identità Digitale. Identità Digitale significa un potenziale infinito di contatti, con un approccio in una prima fase, quando bisogna creare il network, di outbound marketing, mentre a pieno regime diviene una piattaforma di inbound marketing che permette, se utilizzato correttamente, a tutti di raggiungerci e di conoscerci professionalmente.

Quello che ci tengo a dire è che LinkedIn si usa per uscire da LinkedIn: grazie a questo strumento attivo delle connessioni che potranno diventare collaborazioni, referenze o vere e proprie relazioni commerciali.

Come presentarsi su LinkedIn: foto profilo e sommario, cosa ci dici?

La nostra presenza su LinkedIn si basa su tre pilastri: il Profilo, la Rete e i Contenuti. Per quanto concerne la foto profilo il mio consiglio è di metterci la faccia, una faccia autentica ma professionale, niente foto eccessivamente impomatate né foto delle vacanze. I miei contatti devono potermi riconoscere e devo risultare comunicativa e affidabile. Sotto alla foto c’è poi il sommario altro aspetto chiave di un buon profilo. Un buon sommario risponde a tre domande: chi sono, a chi mi rivolgo e cosa posso fare per il mio interlocutore. In questa maniera rispondo davvero ad una query effettuata dall’utente: ricordate che le persone cercano soluzioni non ruoli aziendali e se limito il mio sommario a dire qual è la mia “job description” potrei perdere una parte di potenziali clienti.

E degli altri due pilastri quindi, cosa possiamo dire?

I contenuti sono importanti e devono essere verticali. LinkedIn non è twitter, non devo condividere qualcosa che mi è piaciuto o mi potrebbe interessare ma contenuti di qualità sulla mia area di competenza. Se un profilo LinkedIn è fatto bene vale il principio dimmi cosa pubblichi e ti dirò chi sei: se sei un formatore parlerai della formazione, se sei un avvocato divorzista non parlerai di cause di condominio.

Content is the king, qualcuno diceva ma io credo che oggi nella logica di LinkedIn, Network is the King e condivido in pieno la filosofia del suo fondatore che sostiene la rete sia fatta da persone che possono aiutarsi a vicenda. La rete mi supporta, mi legge, mi consiglia.

Quindi che vi dico, che di LinkedIn va curato tutto, profilo, contenuti e network. Sempre Hoffmann diceva di trattare la propria carriera come fosse un’eterna start-up. E su LinkedIn questo deve assolutamente trasparire.

Un’ultima domanda: i gruppi LinkedIn funzionano?

Diciamo che una volta funzionavano molto bene, ora con l’acquisto da parte di Microsoft e l’inserimento di offerte a pagamento come quella di Sales Navigator, i gruppi non sono più aiutati dal sistema LinkedIn. Ora per esempio devo attivare le notifiche per poter essere avvisato quando qualcuno pubblica qualcosa nel gruppo. Gli iscritti al gruppo poi sono visibili solo se all’interno del gruppo stesso, ma con Sales Navigator si ha accesso comunque alla lista iscritti. I gruppi però funzionano ancora molto bene per aree di competenza e per fare lead generation di profili affini a quello cercato per esempio.

Un sacco di spunti prima del webinar di venerdì. Per seguire l’incontro on line con Maria Letizia Russo:

Articolo a cura di Giovanna Annunziata.

gaito growth hacking

Sperimentare come strategia

Al prossimo webinar di Digital Inside inconteremo Raffaele Gaito, Growth Coach & Founder GrowthProgram.it, che ci parlerà di Growth Hacking Mindset, una strategia incentrata sull’innovazione. L’appuntantemento con Raffaele è Venerdì 9 ottobre, alle ore 14.30 e l’iscrizione è gratuita previa registrazione a questo link.
In attesa, cerchiamo di saperne qualcosa in più!

  • Ciao Raffaele, ci spieghi che cos’è il Growth Hacking? 

“Il Growth Hacking è una metodologia per portare la sperimentazione in azienda. Le aziende che vogliono crescere, innovare ed evolversi lo fanno attraverso la sperimentazione. Quando si tratta di sperimentare puoi procedere in maniera caotica e casuale o decidere di farlo con metodo. Questo metodo è il Growth Hacking, che guida gli imprenditori in un processo di sperimentazione ben definito, basato sui dati, con degli step precisi, degli strumenti e dei modelli di supporto.”

  • Cosa fa un Growth Coach?

“Io in quanto Growth Coach affianco le aziende nell’utilizzo di questo metodo. Gli imprenditori che vogliono introdurre l’approccio del Growth Hacking in azienda e non sanno da dove partire chiamano me e io li guido passo passo nell’applicazione del processo di sperimentazione nella loro azienda. È una figura strategica che va ad avere un ruolo sia di pura formazione (soprattutto nella fase iniziale) che di supervisione e affiancamento, una volta che il progetto è avviato.”

  • A chi si rivolge in particolare?

“Ad imprese che vogliono innovare, indipendentemente da dimensione, mercato e modello di business. Io lavoro prevalentemente con realtà del mondo digital, ma ogni tanto mi capita di avere anche clienti con business più tradizionali, che però hanno capito l’importanza di sperimentare per innovare di continuo ed evolversi nel tempo.”

  • Ci fai un esempio?

“In Italia una realtà a cui sono molto affezionato è quella di Treedom, la piattaforma che consente di piantare degli alberi a distanza. A mio avviso è una delle aziende che meglio ha colto lo spirito della metodologia Growth e il potere della sperimentazione. La crescita che hanno avuto negli ultimi anni ne è la dimostrazione. 

  • Che ruolo ha il digitale nei processi di innovazione?

“Ha un ruolo centrale per ogni tipo di azienda. Questo è un passaggio importante che spesso gli imprenditori fanno fatica a comprendere: lavoriamo tutti nel digitale. A volte mi capitano azienda che producono oggetti fisici e pensano di essere esenti dalla rivoluzione digitale. Non c’è cosa più sbagliata che si possa pensare. Puoi anche avere come core business la produzione di penne a sfera, ma i tuoi dati passano attraverso un sistema di analytics, le informazioni dei clienti sono conservate in un CRM, i contenuti sono gestiti con un CMS, il customer care è fatto su piattaforme digitali, la pubblicità passa per intermediari come Facebook e Google, e così via. Del digitale non si può proprio fare a meno.”

  • Tre consigli per chi vuole approcciarsi al growth hacking?

” 1. Non pensate che sia una formula magica. È un processo e come tale richiede tempo. Iniziate oggi per vederne i benefici tra 12-18-24 mesi.
2. Non pensate che sia un’attività una tantum. Non puoi fare Growth Hacking per 3 mesi e poi smettere, così come non avrebbe senso fare marketing per 3 mesi e poi smettere o fare customer care per 3 mesi e poi smettere.
3. Partite subito, partite in piccolo. Molte aziende rimandano nell’attesa di avere più tempo, più budget, più competenze. Ho una brutta notizia per voi: non arriverà mai questo momento. Quindi la cosa migliore è partire oggi!”

  • Perchè non possiamo più farne a meno?

“Perché quello che stai facendo oggi a un certo punto non funzionerà più. Non è questione di se, ma questione di quando. A volte arriva una crisi come quella che stiamo vivendo, a volte c’è l’ingresso di un nuovo competitor nel mercato, a volte il tuo canale principale si satura, e così via. A un certo punto succederà qualcosa e dovrai essere pronto con un’alternativa. Ecco perché bisogna sperimentare di continuo, bisogna sperimentare sempre e bisogna sperimentare prima di averne bisogno.”

Per incontrare Raffaele Gaito e avere più informazioni sul Growth Hacking basta iscriversi e seguire gauitamente il webinar di Digital Inside Venerdì 9 ottobre, alle ore 14.30. Qui il link per l’iscrizione.

Articolo a cura di Giovanna Annunziata.

La risorsa umana al centro del cambiamento

L’emergenza Covid è stata da un lato la conferma definitiva di un modello HR non più consistente ed attuale, dall’altro, l’opportunità per ripensarsi attraverso un grande esperimento sociale involontario che permetterà, alle aziende che davvero hanno a cuore le proprie persone, di ripensare le organizzazioni, gli strumenti e i processi.
Quali saranno gli scenari futuri?
Per capirne di più venerdì 2 ottobre incontreremo on line un esperto di Risorse Umane, nonché Giornalista, Speaker, Recruiter e Presidente di FiordiRisorse. Partecipare al webinar è gratuito, basta iscriversi al link.

  • Ciao Osvaldo, ci fai una tua breve presentazione?

“Mi chiamo Osvaldo Danzi, il mio lavoro vero è selezionare personale per le aziende. Dodici anni fa ho fondato FiordiRisorse, un gruppo Linkedin che è diventato la fonte di ispirazione e il miglior strumento per la condivisione di temi legati alla cultura del lavoro. FiordiRisorse oggi è una vera e propria Community che conta oltre 7000 partecipanti, un team di 67 Persone che si dedicano alla realizzazione di progetti (pur avendo anche loro un lavoro vero nei settori e nei ruoli più disparati). Da qui sono nati il MUSTer (un Master manageriale che ha come particolarità il fatto che si svolga interamente in aziende sempre diverse), SenzaFiltro (una testata online e offline regolarmente registrata), Nobilita (il Festival della Cultura del Lavoro che si tiene ogni anno a Bologna).

Vivo in lockdown da 20 anni sulle colline aretine e questo non mi ha mai impedito di avere relazioni professionali con piccole, grandi e grandissime aziende, ma sicuramente ne godono in qualità della vita e delle relazioni sociali oltre a me, i miei due cani e la mia compagna. Ho scritto un libro, Community Manager e mi piace parlare di chitarre e di Umane Risorse.”

  • Il lockdown ha avvicinato tante aziende allo “smart working”, come è stato percepito questo cambiamento?

“Decisamente male. Lo smart working è stato per anni un argomento di comunicazione per fare bella presenza ai convegni di settore, ma totalmente inutile ai fini della cultura del lavoro. Le aziende “più visionarie” offrivano al massimo 4 giorni al mese di smart working ai propri dipendenti che erano prevalentemente una buona scusa per allungare i weekend. Nessuna formazione specifica sui “capi”, nessun processo chiaro e condiviso e soprattutto scarsissimo supporto tecnologico.
Il lockdown ha rivelato tutte queste carenze: aziende anche molto importanti sfornite di attrezzature da fornire ai propri collaboratori per il lavoro in remoto, capi stressati incapaci di gestire i collaboratori a distanza, ma soprattutto una perdita sostanziale di “piccoli poteri di scuderia”. Lo smart working da sempre è stato quello strumento gestito dagli HR con la connivenza dei sindacati per il mantenimento dello status quo.

Il lockdown ha accelerato e disinnescato qualsiasi blocco decisionale, rivelando – per chi ha voluto vederla – l’incapacità di chi doveva innovare e non lo ha mai fatto.”

  • Secondo te, come cambieranno in futuro le organizzazioni aziendali?

“Lo stiamo già vedendo. Il cambiamento sarà repentino e guidato in primis dalle multinazionali. A cascata tutti si adegueranno, perché come sappiamo bene, gli esempi arrivano sempre dall’alto. Le grandi aziende italiane hanno gli uffici occupati al 30%. Grandi multinazionali come Siemens hanno già iniziato a pensare come riconvertire i propri uffici, mentre altre hanno già dato istruzioni ai propri dipendenti di lavorare “da dove vogliono” per tutto il 2021. In Italia lo smart working nelle grandi aziende è già salito a 3 giorni la settimana come sta già avvenendo in Hera o Chiesi Farmaceutici, solo per fare alcuni nomi.”

  • La risorsa umana sarà al centro di questo cambiamento?

“Per forza di cose. Ci sarà uno stravolgimento totale delle economie e dei territori, dei consumi e degli investimenti. Milano deve iniziare a ripensarsi totalmente dopo anni di marketing orientato a posizionarsi come “la città del business”, investendo totalmente su flussi giornalieri provenienti da tutte le regioni e su un indotto (fieristico, eventi, spazi di lavoro che significa poi hotel, ristoranti e barettini) garantito.
Il Centro Italia stabilizzerà fortemente la propria identità produttiva e se il Sud saprà cogliere questa opportunità potrà aspirare ad un vero e proprio Rinascimento. Non dimentichiamo che i veri poli tecnologici sono al Sud così come al Sud si trova il “tesoro umano” che è alla base dell’immigrazione verso Nord.
Con tre giorni di smart working alla settimana le Persone hanno capito che non solo si possono abbattere i costi, ma è possibile condurre uno stile di vita più sostenibile. Gli stipendi possono acquisire finalmente un valore che non rasenti la mera sopravvivenza.”

  • Quali sono i principali asset su cui un’azienda dovrà puntare?

“Permettere ai propri collaboratori di lavorare da ogni luogo sarà un vero e proprio asset che ricoprirà 3 aree fondamentali: Employer branding (quindi attrazione), Responsabilità sociale d’Impresa e Equilibrio fra vita professionale e personale. Saper organizzare il lavoro da remoto, creare processi finalizzati alla riuscita della gestione dei progetti a distanza, investire su una formazione mirata a una leadership “a distanza” e su piattaforme evolute per la collaborazione sono i primi passi da effettuare. Poi bisognerà ripensare le organizzazioni per garantire alle Persone una socialità che non sarà più giornaliera ma che non può essere negata. Questo significa avere un dipartimento Risorse Umane evoluto in cui credere e a cui affidare non solo occasioni di scambio, conoscenza e confronto fra colleghi, ma anche un piano di presenza in azienda che sappia coniugare costi ed efficienza.”

  • Cosa, al contrario, un’azienda dovrebbe proprio evitare?

“Di parlare di “grotte“, considerare lo smart working come mero “cazzeggio“, puntare i piedi contro l’inevitabile evoluzione della cultura del lavoro. Abbiamo tenuto compresse in una bottiglia sottovuoto quelle che erano le logiche di una società non più destinata agli alveari nei grattacieli e a una concezione fintamente evoluta delle relazioni. Ma questo ce lo stavano già insegnando le nuove generazioni. Tuttavia, l’emergenza sanitaria ci ha fatto capire che quegli spazi non sono più adeguati né professionalmente, né privatamente. La bottiglia si è stappata con violenza e adesso è impossibile frenare l’effervescenza di un’evoluzione fin troppo in ritardo.

Le aziende si liberino di tutti quei manager che non riescono ad adeguarsi a questa evoluzione, perché “cambiamento” non è più una bella parola da incorniciare nei corridoi o utile per riempire le solite slide trite e ritrite.

Cambiamento è un verbo in movimento.”

Un argomento molto interessante, che merita una particolare attenzione. L’appuntamento è venerdì 2 ottobre alle ore 14.30. La partecipazione al webinar è gratuita, previa iscrizione al link.

Articolo a cura di Giovanna Annunziata.

la mesa social media marketign

Il ruolo dei social per i Brand

Dopo l’incontro con Deda Fiorini sulla Brand Perception, che si terrà questo venerdì 18 settembre – se non vi siete ancora iscritti, ecco il link! – il secondo appuntamento di Digital Inside sarà dedicato alle migliori strategie di social media marketing da cui trarre ispirazione. In attesa del webinar, abbiamo incontrato la nostra guida Luca La Mesa, Social Media Consultant, Innovatore e Formatore.  

L’appuntamento on line è previsto Venerdì 25 settembre, alle ore 14:30, la partecipazione è gratuita previa registrazione! Qui il link per iscriversi.

  • Luca, secondo te che ruolo hanno i social media per i Brand?
Luca la mesa Social Media Consultant

“Il Consumatore sta evolvendo e sta cambiando il suo modo di rapportarsi con i Brand.
È necessario trovare nuovi modi per comunicare con lui e i Social Media saranno sempre più importanti per questo obiettivo. La loro continua evoluzione permetterà di offrire incredibili opportunità per chi sarà stato in grado di creare una vera community di utenti interessati alle proprie tematiche.”

  • Qual è il primo asset su cui investire?

“I social media, per molti brand e PMI, possono veramente fare la differenza e la prima cosa sulla quale puntare è la formazione di un team interno ed esterno con solide competenze.

La maggior parte di chi non ha ritorno è perché non sta gestendo bene il canale o i canali! Non avete idea di quanti dedichino tempo per produrre contenuti di buona qualità e poi non dedicano un budget pubblicitario per promuoverlo. È come scrivere un bellissimo giornale e poi non stamparne le copie.

Portare maggiore consapevolezza all’interno delle aziende può essere estremamente prezioso. La formazione nei prossimi anni sarà sempre più importante dati i profondi cambiamenti che stiamo vivendo.”

  • Come facciamo a capire che stiamo seguendo la strategia giusta?

“C’è da dire che non tutte le aziende hanno bisogno di essere sui social media. La maggior parte delle aziende possono avere ottimi risultati ma devono essere i numeri a dircelo. Il grande vantaggio sui social media è che si possono iniziare a fare attività con budget ridotti, giusto per avere dei primi dati concreti su cui fare delle riflessioni più approfondite. L’assenza di una barriera all’ingresso è una grande opportunità perché, ad esempio, non è possibile fare dei “test” in televisione senza dei budget importanti.

Sono convinto che il Marketing sia basato sui numeri e spesso quello che manca nelle PMI italiane è la capacità di analisi delle metriche che gli strumenti ci forniscono. Una frase che ripeto spesso è che “non c’è niente di migliorabile se non è misurabile”.

  • Di cosa ci parlerai al tuo webinar?

“Vi mostrerò una selezione delle attività social più interessanti a livello nazionale e internazionale che ho analizzato negli ultimi mesi. Per ottenere l’attenzione degli utenti e poter emergere è necessario puntare sull’aggiornamento continuo e sullo studio di case studies vincenti e sull’analisi di epic fail di altre società, sia di piccole che di grandi dimensioni.”

Non resta che aspettare Venerdì 25 settembre per seguire l’incontro on line con Luca La Mesa! Per partecipare basta iscriversi gratuitamente al link.

Chi è Luca La Mesa?

  • Dopo aver lavorato nel marketing di Unilever e Procter & Gamble, si è specializzato in strategie avanzate di social media marketing ed innovazioni tecnologiche.
  • Singularity University Ambassador e SingularityU Italy Investor. 
  • Presidente Procter&Gamble Alumni Italia. Premiato da P&G Alumni Global tra i “40 under 40” più meritevoli in tutto il mondo. Selezionato per l’Hive Global Leaders Program @HARVARD 2016. TEDx Speaker.
  • E’ specializzato in strategie avanzate di social media con esperienza con clienti come: AS Roma | Francesco Totti #MioCapitano, Francesca Piccinini #ConLeAzzurre (campagna più virale Twitter Italia Ottobre 2014), Campionato Mondiale Superbike SBK, Pirelli, Bulgari, FENDI, Versace, Enrico Brignano, Fiorello, Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016 e Olimpiadi Invernali di PyeongChang 2018 (CONI), Federazione Italiana Pallavolo, Internazionali BNL d’Italia, Cornetto Algida, Dove, Winner Taco, Mediaset, La7, Comitato Digitale per Matteo Renzi. Docente di Marketing & Social Media in Università in Italia e all’estero. Docente LUISS Summer School. Vincitore per due anni consecutivi, come mentor, di Wind Startup Award. 
  • Ha ideato un ottimo programma di aggiornamento sui social media, al quale sono iscritte alcune delle più importanti aziende italiane.

Articolo a cura di Giovanna Annunziata.

Conosci la tua Brand Perception?

Da venerdì 18 settembre prende il via la nuova edizione di Digital Inside, due mesi di webinar gratuiti e tanti approfondimenti.

Il primo incontro sarà con Deda Fiorini, storyteller e imprenditrice, che ci parlerà di Brand Perception. Quali sono le migliori strategie, i metodi e gli esercizi per trasmettere valore, affidabilità e professionalità aziendale? Durante il webinar scopriremo cosa sono i giri di concetto, la creatività strategica e l’importanza valoriale per aiutare il proprio business.

La partecipazione al webinar è GRATUITA previa iscrizione a questo link. In attesa che arrivi venerdì 18 settembre, proviamo a conoscere di più la nostra amica Deda.

  • Ci fai una tua breve presentazione?

“Sono prima di tutto una creativa. La creatività nella vita normale é libera e selvaggia. Nella comunicazione viene invece “domata” e “strategizzata” per renderla “proattiva” e utile. La capacità di incanalare in modo strategico e contestualizzato mi ha permesso di creare alcuni progetti che oggi sono belli strutturati e attivi.”

  • Per i non esperti, puoi spiegarci cos’è la Brand Perception?

“Se doveste pensare a un luogo della vostra casa che vi trasmette tranquillità quale sarebbe? Al contrario quale luogo vi viene in mente pensando a una percezione negativa? La brand perception è quello che ‘nonostante tutto’ arriva alle persone. Cosa intendo con nonostante tutto? Intendo che seppure nella vostra personale idea facciate del vostro meglio, quello che arriva alle persone è sempre la verità. Non basta un buon prodotto. É necessario un receptionist che usi la voce giusta, é indispendabile agire connessi col tempo in cui viviamo, é oggi imprescindibile costruire un rapporto fiducia col cliente.”

  • Ci daresti tre consigli per migliorare la nostra brand perception?

“Essere troppo dentro a qualcosa toglie obiettività. Affidatevi a persone esterne. Amici, parenti. Prendetene due con caratteri diversi e fate loro vivere una possibile giornata da ‘clienti’. Alla fine fatevi dire tre punti assolutamente pessimi, tre punti deboli, tre punti positivi. Siate disposti a mettervi in discussione perché potrebbe essere destabilizzante.”

  • Al contrario, quali sono tre campanelli d’allarme per cui la nostra brand perception non va bene?

“Una persona prova il vostro prodotto/entra nel vostro locale/si affida ai vostri servizi. Quella persona è già una pubblicità o una bomba a orologeria.
Cortesia. Energia positiva. Problem solving. Un solo sbaglio comunicativo innesca un effetto domino. Se fate bene, fate meglio. Se sbagliate risolvete e subito. I 3 campanelli di allarme sono quindi non cortesia, non energia, non problem solving.”

Iscriviti al webinar di Deda Fiorini per saperne di più sulla Brand Perception e dai un occhio al nuovo programma di Digital Inside, troverai tanti argomenti interessanti!

Articolo a cura di Giovanna Annunziata.

DIGITAL INSIDE: al via la nuova edizione della formazione sul digitale targata Inside Factory

Continua il viaggio nel digitale, asset strategico per ogni business

Cosa accomuna lo smart working, la tv in streaming, le app e i social network? È tutto on line: lavoro, viaggi, tempo libero, non esiste momento della nostra giornata in cui non siamo connessi. Il digitale è un asset strategico trasversale in ogni settore lavorativo, capace di potenziare al massimo ciascun business se utilizzato correttamente.

Per questo Inside Factory annuncia la nuova edizione di Digital Inside, la formazione web che approfondisce i diversi aspetti del digitale e quanto l’on line possa essere fondamentale per le aziende o i liberi professionisti. Per conoscere e approfondire i punti di connessione con il mondo digitale, anche questa volta saremo guidati da diversi esperti del settore HR, responsabili di Uffici Stampa e PR, Social Media Marketer, esperti di Growth Hacking e di Cloud e ICT.

“La precedente edizione di Digital Inside ha rappresentato un momento di riflessione durante il periodo di lockdown, una situazione eccezionale che ha fatto del digitale e dell’online la principale fonte di formazione, informazione, intrattenimento, crescita e soprattutto il principale strumento di mantenimento della produttività e operatività per le aziende e i professionisti. Tutti si sono accorti che il digitale era essenziale e questa consapevolezza ce la continueremo a portare con noi” – afferma Martina Giacomelli, Executive Director di Inside Factory.  “Con la ripartenza, il leit motiv di Digital Inside non cambia ma anzi assume ancora valore: permeando sempre di più tutti gli ambiti professionali, al digitale bisogna rapportarsi in maniera consapevole. Per questo, spinti anche dalla partecipazione e dai commenti positivi della scorsa edizione, ne abbiamo progettato subito una nuova, dove andremo a esaminare ambiti fino a poco tempo fa considerati di nicchia.”

Ogni incontro di Digital Inside è quindi un’occasione per trarre uno spunto di riflessione, un’opportunità per avvicinarsi a nuove strategie o competenze utili alle proprie attività. La partecipazione ad ogni webinar è gratuita, previa iscrizione.

Ecco il calendario della nuova edizione:

Quali sono le migliori strategie, i metodi e gli esercizi per trasmettere valore, affidabilità e professionalità aziendale? Durante il webinar scopriremo cosa sono i giri di concetto, la creatività strategica e l’importanza valoriale per aiutare il tuo business.
Speaker: Deda Fiorini, Storyteller e Imprenditrice
Per iscriversi gratuitamente: CLICCA QUI

25 Settembre – LE MIGLIORI STRATEGIE DI SOCIAL MEDIA MARKETING DA CUI TRARRE ISPIRAZIONE  

I social media sono in continua evoluzione e l’aggiornamento costante è fondamentale. Durante il workshop vedremo alcuni dei casi più interessanti da cui trarre ispirazione.
Speaker: Luca La Mesa, Social Media Manager e Formatore
Per iscriversi gratuitamente: CLICCA QUI

2 Ottobre – DA RISORSE UMANE A UMANE RISORSE

L’emergenza Covid è stata da un lato la conferma definitiva di un modello HR non più consistente ed attuale, dall’altro, l’opportunità per ripensarsi attraverso un grande esperimento sociale involontario che permetterà, alle aziende che davvero hanno a cuore le proprie persone, di ripensare le organizzazioni, gli strumenti e i processi.
Speaker: Osvaldo Danzi, Giornalista, Recruiter, Presidente di FiordiRisorse
Per iscriversi gratuitamente: CLICCA QUI

9 Ottobre – GROWTH HACKING MINDSET: SPERIMENTARE PER EVOLVERE IL BUSINESS

La sperimentazione è fondamentale per tutti i business. Non solo per crescere, ma prima di tutto per evolversi e trasformarsi. In questo webinar vedremo gli elementi fondamentali di chi ha un mindset orientato alla sperimentazione e come svilupparne uno.
Speaker: Raffaele Gaito, Growth Coach & Founder GrowthProgram.it
Per iscriversi gratuitamente: CLICCA QUI

14 Ottobre LE TECNOLOGIE CLOUD COME ABILITATORI DI INNOVAZIONE

Nella nostra vita quotidiana utilizziamo normalmente le tecnologie cloud e lo facciamo per lo più in modo inconsapevole. Questo webinar illustra le varie modalità con cui possiamo relazionarci oggi nel business con le infrastrutture cloud e come potremo farlo ancora più agevolmente nel prossimo futuro e con quali vantaggi.
Speaker: Massimo Canducci, Chief Innovation Officer del Gruppo Engineering – Faculty Global di Singularity University
Per iscriversi gratuitamente: CLICCA QUI

16 Ottobre – COME PROMUOVERE E ACCELERARE IL BUSINESS ATTRAVERSO LE DIGITAL PR E L’UFFICIO STAMPA

Con le Digital PR e l’ufficio stampa si può costruire le relazioni corrette, i contenuti più efficaci e per mantenere la governance della comunicazione. Al webinar impareremo come comunicare servizi e prodotti, come costruire le News Release, le relazioni strategiche e il posizionamento dei contenuti nelle pagine di testate e Media attraverso un metodo di lavoro scientifico ed efficace.
Speaker: Francesca Anzalone, esperta di comunicazione digitale e docente.
Per iscriversi gratuitamente: CLICCA QUI

23 Ottobre – IL PROFILO LINKEDIN TRA PERSONAL BRANDING E SOCIAL SELLING

Ormai lontani dall’idea limitativa di LinkedIn come luogo virtuale in cui inserire il proprio CV, oggi è la miglior piattaforma social per il personal branding dei professionisti, dove realizzare incontri professionali e pubblicare contenuti che avvalorino le proprie competenze. Al webinar impareremo ad utilizzare al massimo le potenzialità della piattaforma attraverso il personal branding e il social selling.
Speaker: Maria Letizia Russo, Consulente e trainer Linkedin
Per iscriversi gratuitamente: CLICCA QUI


Con articoli, interviste e webinar gratuiti, Digital Inside offre tante occasioni di approfondimento. Consulta il calendario per partecipare ai Webinar o iscriviti alla nostra newsletter per ricevere informazioni.

Articolo a cura di Giovanna Annunziata.

Emozioni e Storytelling

2° Parte

Con la collaborazione di Fabio Bechini e Asia Galli conosciuti al webinar di Digital Inside, abbiamo visto nella prima parte di questo articolo sul Marketing emozionale che le emozioni possono essere coinvolte nel dialogo con i lettori e nei processi decisionali di acquisto.

In questa seconda parte, vediamo quali emozioni mettere in campo e come usarle.

Una buona strategia di marketing emozionale deve saper individuare il tipo di esperienza che il proprio cliente vuole vivere e di conseguenza realizzare progetti, costruire storie che generino nel consumatore delle risposte emotive. Per attuare una strategia di marketing vincente è fondamentale conoscere approfonditamente il proprio target di riferimento, ossia il tipo di mercato al quale un’azienda rivolge la propria offerta. Ciò è fondamentale per creare un contenuto ad hoc.

L’empatia, la capacità di entrare in connessione con il proprio target di riferimento, è fondamentale nel marketing. Parlare al cuore del proprio cliente permette di stabilire una relazione emotiva ed una fidelizzazione potenzialmente indistruttibili. Se la relazione viene costantemente mantenuta e rafforzata, il cliente acquisterà da voi a prescindere dal prezzo, dalla qualità e dai difetti del prodotto.

Quali sono gli strumenti che concorrono nella realizzazione di un contenuto emozionale?
• Storytelling, ovvero il racconto di storie capaci di far immedesimare le persone
• Linguaggio emozionante e appassionante
• Immagini e Video attraenti e coinvolgenti

In tutti i casi, le emozioni giocano un ruolo centrale nel processo decisionale.

Storytelling

Lo Storytelling è un tipo di comunicazione emozionale, che utilizza la costruzione di un mondo aspirazionale in grado di rappresentare e stimolare la domanda del consumatore al di là delle esigenze funzionali soddisfatte da un prodotto. Ma offre anche informazioni pratiche e presentazione degli effettivi vantaggi che la proposta di un brand offre a utenti e acquirenti.

Lo Storytelling punta sull’immedesimazione del potenziale cliente nel ruolo del protagonista, dell’eroe e si focalizza sul suscitare in lui emozioni così forti da indurlo ad agire o a decidere. Solitamente, il prezioso aiutante che giungerà in suo soccorso sarà il brand, che con il suo prodotto o il suo servizio risolverà il problema raccontato e sarà suo cooprotagonista.

Tutti amiamo le storie, perciò il consiglio è quello di:
• Raccontare la storia dei vostri prodotti, invece di descriverli in maniera asettica;
• Dare un volto “umano” al vostro brand;
• Creare una sensazione emozionale, positiva o meno, che coinvolga il consumatore nel modo sperato, creando empatia, fiducia. Giocare con le giuste emozioni.
• Essere coerenti. Il racconto deve convincere, gli elementi chiave della storia hanno bisogno di essere perfettamente allineati con il messaggio comunicato e il brand deve esserne il tema.
• Essere persuasivi. Le fiabe di quando eravamo piccoli hanno guidato alcuni comportamenti nel futuro, ci hanno offerto un esempio di comportamento. Anche con la pubblicità il concetto rimane: identificandosi nel soggetto in essere, si tenderà ad emularne il comportamento, in questo caso, d’acquisto.
• Essere semplici. Maggiore sarà la genuinità con cui è raccontata la storia, più facilmente si riusciranno a trovare dei collegamenti con la propria quotidianità e dei punti in comune con la propria individualità.

Cosa ti ottiene unendo tutti questi elementi? Una pubblicità che stimola uno stato d’animo.

Quali sono gli inneschi emotivi su cui puntano le strategie di marketing per favore gli acquisti?

Felicità – I brand vogliono essere associati con consumatori felici, sorridenti, entusiasti perché la positività è dimostrato che aumenta la condivisione e l’engagement.
Tristezza – Con il passare degli anni, sempre più brand hanno scoperto la popolarità dei contenuti emozionali e sempre più aziende si sono focalizzate sul creare delle pubblicità commoventi e toccanti.
Paura – la paura ci fa reagire, per questo molte pubblicità fanno leva su questa emozione. Nelle strategie di marketing può essere sfruttata in due modi: raccontando alle persone come quel prodotto/servizio possa aiutarli a risolvere un problema oppure facendo leva sul concetto di scarsità. Molte pubblicità che fanno leva sulla paura sono quelle per la prevenzione del fumo e dell’alcool alla guida.
Rabbia/Disgusto – Spesso si ritiene sia meglio evitare la rabbia in quanto emozione negativa che causa associazioni altrettanto negative. Ma in alcuni casi, la rabbia può incitare le persone all’azione e “svegliarle”. Ci arrabbiamo quando vediamo un’altra persona soffrire o quando vediamo un’ingiustizia.
Fiducia – La fiducia è uno stato d’animo basilare in ogni processo d’acquisto. Le persone devo fidarsi del brand e per questo è importante usare strategie di marketing volte a rimarcare i punti di forza.
Valore – Fondamentale è far percepire al potenziale cliente che quel che sta acquistando ha un valore molto importante oppure che, sfruttando quella promozione a lui riservata, sta facendo un vero affare.

I prodotti che riescono a vendere meglio sono quelli che riescono ad andare a toccare l’anima dei clienti. Non si tratta solo di far arrivare qualcosa da vendere, ma anche un messaggio legato a questo. La Coca Cola così nel tempo si è legata all’amicizia e le buone sensazioni, l’Apple è l’innovazione e spinge i suoi clienti a fare cose nuove, i Lego sono la liberazione dell’immaginazione.
Non si tratta di comprare cose, ma anche esperienze. E questo, alla fine, fa sì che le persone, pur sapendo di essere davanti a una pubblicità, si sentono parte di qualcosa di più grande.

Dopo lo Storytelling, nella terza parte di questo articolo continueremo la nostra analisi, soffermandoci sull’uso del linguaggio e delle immagini, strumenti potenti per realizzare un contenuto emozionale.

Articolo a cura di Giovanna Annunziata

Marketing on line: l’importanza delle emozioni

1° Parte

Con il progetto Digital Inside abbiamo ascoltato i preziosi consigli di Fabio Bechini e Asia Galli di Promos Web 22. Durante il webinar ci hanno parlato di Emotional Marketing e di come le emozioni siano una spinta potentissima che conduce il consumatore all’interno di una storia memorabile, coinvolgente, totalizzante.

Con l’aiuto di Fabio e Asia, continuiamo il nostro viaggio nel marketing on line per approfondire questo tema:

Breve introduzione al Marketing Online

Da sempre, le aziende si sono affidate a media tradizionali come stampa e televisione, così da colpire un pubblico ampio, non specifico, veicolando un messaggio alla quasi totalità del mercato, pur sapendo che gran parte dei destinatari di quel messaggio non acquisteranno immediatamente perché non sentono l’esigenza di quel prodotto. Oggi questo non basta più: le aziende stanno scoprendo metodi innovativi e, soprattutto, economici, per raggiungere i potenziali cliente, utilizzando canali online sempre più all’avanguardia e con grande seguito.

Cos’è il Marketing Online?

Con questo termine ci si riferisce a qualsiasi forma di pubblicità o di marketing che si sviluppi sul web. Si tratta di un termine onnicomprensivo per definire pubblicità via e-mail, post sui social media, advertising sui motori di ricerca, sui social e non solo.

Perché è importante?

Quotidianamente vengono effettuate oltre 3,5 miliardi di ricerche su Google e, ogni giorno, sempre più clienti si rivolgono al web in cerca di risposte. Il marketing online permetterà a questi utenti, nonché potenziali clienti, di conoscere un’azienda, un prodotto, un brand.

Usando l’analisi dei dati e gli strumenti di affinamento dei risultati, è possibile infatti, rivolgersi ad un pubblico mirato, preciso e segmentato, che sente il bisogno di un prodotto o di un servizio dell’azienda in quell’esatto momento, evitando, come spesso avviene nel marketing tradizionale una dispersione di budget. Ciò si traduce in minor spreco di denaro e in un più alto tasso di ritorno sugli investimenti di marketing online.

Il Web Marketing, come emozionare può convertire

Esistono numerosissime strategie di marketing, ma oggi, quella che più si adatta alla società e al consumatore medio è l’Emotional Marketing, ovvero la strategia di marketing che fa leva sulle emozioni del potenziale cliente per abbattere la resistenza psicologica all’acquisto.

Bernd H. Schmitt, professore della Columbia University, che per la prima volta teorizzò questo tipo di approccio all’utente lo descrive come “un’esperienza memorabile che il cliente deve sperimentare, tale da superare le sue aspettative”. In altre parole, questo tipo di marketing deve anticipare i desideri inconsci e contemporaneamente soddisfarli regalando al cliente un’esperienza quasi unica.

“Desidero quindi compro”, questo è il meccanismo vincente.

La componente emotiva dell’esperienza di acquisto sostituisce la logica del “bisogno- acquisto-beneficio”, per lungo tempo motore fondante delle strategie di marketing aziendali.

Secondo Bernd Schmitt è possibile gestire le leve irrazionali dell’acquisto generando nel consumatore esperienze ma anche percorsi sensoriali più complessi. Ecco quindi che il cliente può assaggiare il prodotto, annusare profumi che lo riportano alla sua infanzia, vedere un video emozionante, interagire direttamente e fisicamente col prodotto.

L’obiettivo resta sempre uno: emozionare, coinvolgere, creare relazione. Per farlo le storie sono il veicolo migliore, soprattutto se raccontano di conquiste e di vittorie, di sacrifici e di obiettivi raggiunti, alternando personaggi famosi a gente comune. Per suscitare ancora più empatia e immedesimazione chiamiamo a supporto le esperienze:

1. SENSE experiences, esperienze che coinvolgono i sensi;
2. FEEL experiences, esperienze che coinvolgono le emozioni più intime e profonde delle persone, sulle storie quotidiane, sui racconti di ognuno di noi;
3. THINK experiences, esperienze che coinvolgono la mente in senso creativo e cognitivo;
4. ACT experiences, messaggi motivazionali che inducono le persone a migliorare la loro vita;
5. RELATE experiences, esperienze basate sulla relazione, sul senso di appartenenza e nell’indurre le persone a sentirsi parte di una community con cui condividere i medesimi interessi.

Oggi, il 95% degli acquisti è dettato dalle emozioni, mentre solo un 5% è dettato dalla razionalità e quindi dalla necessità.

Noi non compriamo un iPhone perché ne conosciamo le funzionalità e la potenza, compriamo un iPhone perché è affascinante, perché la pubblicità che vediamo lo decanta come molto più di un telefono, perché semplicemente è Apple e quindi ne vale la pena.

Il video che hai appena visto suscita un’emozione… Divertimento? Curiosità? Entusiasmo? Gioia?

Qualunque emozione sia, è un’emozione e questo vende. Moltissime persone in tutto il mondo dopo aver visto questo video avranno pensato: “ormai il vecchio telefono ha una fotocamera vecchia, obsoleta, con questo IPhone sai che foto ci faccio al mare in vacanza!”. Ed è così che tutti noi ci emozioniamo e veniamo travolti da un desiderio che fino a poco prima non c’era e si… lo compriamo questo iPhone perché ormai non possiamo più farne a meno.

Siamo solo all’inizio del viaggio nell’emotional marketing, continueremo nel prossimo articolo!

Articolo a cura di Giovanna Annunziata

Sicurezza e privacy, un nuovo punto di osservazione

Per Digital Inside abbiamo ascoltato Pamela Polistina, DPO e consulente informatico. Ci ha spiegato come rendere opportunità gli obblighi e le normative sulla sicurezza e sulla privacy, per migliorare le procedure interne e il fatturato.

Proviamo con lei ad approfondire questi concetti.

Pamela, perché ci dici di cambiare approccio?

“L’imprenditore che chiede “Dove devo firmare?” vede a monte la normativa di turno come una bega da risolvere e ricorre allo specialista per delegargli totalmente il problema. Il mio suggerimento è di cambiare questo approccio. Io consiglio di collaborare, di non demandare totalmente a terzi, perché noi imprenditori conosciamo meglio di tutti i processi e le modalità di funzionamento della nostra impresa. Al contrario se non cooperiamo con i fornitori corriamo il rischio di ottenere delle soluzioni magari “bellissime”, ma impraticabili per le nostre aziende. L’approccio principale è cercare cosa sia meglio per la nostra realtà, cosa sia sostenibile nella pratica non solo per l’aspetto economico. L’imprenditore deve avere coscienza di quello che vuole ottenere.”

Da dove bisogna partire?

“Noi abbiamo deciso di utilizzare la consapevolezza come metodo. Le normative non vanno viste come una seccatura burocratica, ma come un valore aggiunto. Prendiamo ad esempio tre normative: il DLG 81, ossia la Sicurezza sul lavoro, il GDPR ossia il regolamento europeo sul trattamento dei dati e le ISO, queste normative in pratica ci dicono di impostare dei processi e di conoscerli, ci chiedono di conoscere i rischi e di minimizzarli, ci dicono di essere pronti e competenti secondo gli incarichi che ci vengono affidati.

Insomma, sono tutti i punti ben noti a chi lavora in azienda e che ogni imprenditore dovrebbe ben tenere a mente per il bene presente e futuro della propria azienda. Ovviamente i processi adottati nelle nostre aziende li conosciamo noi imprenditori e vediamo noi i potenziali rischi sui dati o sulle persone ecco perché parlo di consapevolezza come metodo.”

Pandemia e lavoro. Cosa è successo in questo periodo del tutto eccezionale?

“Questo momento storico ha identificato un grosso punto di debolezza delle nostre aziende. È emerso che in pochi hanno dato la giusta attenzione alla business continuity. Forse perché per qualcuno resta un aspetto teorico e ancora non sa nel concreto come tradurlo. Partiamo dalla definizione di Business continuity: essere pronti ad affrontare e gestire eventi, anche imprevisti, molto impattanti, al fine di consentire la continuità del business aziendale.
Sono certa che il desiderio di qualsiasi imprenditore e lavoratore sia di esser sempre nelle condizioni di poter lavorare.

I tre gruppi di normative citate seguono questo principio di continuità per farci lavorare senza interruzione anche in caso di imprevisti. Le normative sono una linea guida per l’imprenditore e chi le ha rispettate in questo momento storico particolare ha potuto cambiare modalità di lavoro senza alcuna difficoltà.

Vediamo negli esempi le normative citate: il DLG 81 include un protocollo d’intesa, i principi di sicurezza delle persone e come rendere consapevole il collaboratore del comportamento da adottare. Oggi le ISO chiedono nei principi base un diretto coinvolgimento della Direzione, che deve dimostrare di aver misurato i risultati e migliorato i processi. Ritorna il concetto della consapevolezza come punto di miglioramento: i dipendenti devono essere consapevoli di essere sicuri. Il GDPR in questo periodo storico ci chiede di aggiornare un registro dei trattamenti, controllare di aver prodotto delle informative, nominare dei responsabili con incarichi precisi, eventuale valutazione di impatto.

Chi prima della pandemia aveva già seguito le normative aveva già anche valutato una possibilità di lavoro in caso di inagibilità della sede. Chi le ha strutturate bene, era praticamente già pronto! Quindi, la sicurezza dei processi ha portato in tempi normali a lavorare bene, in tempi di emergenza ha permesso all’azienda di esser pronta e continuare a lavorare.”

Ma non sono troppi documenti?

“Forse è vero, ma se vediamo i nostri processi e le nostre criticità scritti sui documenti, cartacei o digitali, possiamo ricordarli più facilmente, potremo anche migliorarli o dimostrare che stiamo lavorando bene.

Non solo. I documenti da produrre diventano una sorta di “bollino” che permettono alle aziende di valutare la vostrà adeguatezza come fornitore, ad esempio, essere compliant al GDPR è un requisito richiesto per partecipare ai bandi di gara delle PA. Quindi, conoscere il GDPR diventa un requisito e si evidenzia sempre più come essere un’azienda compliant sia una garanzia di qualità.”

Un ultimo consiglio?

“Non affidate la vostra sicurezza alla fortuna dando per scontato che tanto a voi non capiterà mai. Dimostrate e controllate con i documenti che la vostra azienda abbia seguito dei processi precisi e dei controlli puntuali, come anche del resto stabilito dalle normative. Questo dà fiducia alle persone.”

Articolo a cura di Giovanna Annunziata